Bentornata/o e/o benarrivato/a in questa video newsletter dedicata alla cultura delle immagini in movimento. Ogni domenica troverai analisi e riflessioni sul mondo del video, dall’arte più astratta alla pubblicità più becera, passando per tutta la palette di possibili usi e consumi.
Stiamo vivendo un momento dove tutto è una costante ricerca del nuovo e l’ibridazione sembra la via facile. Prendo due cose che funzionano (cosa vuol dire funzionano?) le metto assieme e sicuramente verrà fuori qualcosa che funziona.
Lo vediamo sempre più nei risvolti di quelle piattaforme digitali colossali che fanno man bassa del nostro tempo. Youtube che diventa la nuova televisione, Spotify che punta ad essere la nuova piattaforma video, Instagram un negozio, e così via.
Per questa edizione di 25p ho francamente trovato una miniera d’oro e mi sono dovuto scervellare a lungo per capire cosa fare. Da una parte avevo due elementi simili ma differenti da presentare assieme; dall’altra video lunghi come un’intera newsletter.
Quindi io che faccio? Ibrido due rubriche e unisco Long Play, dove vi propongo visioni più lunghe e ponderate, assieme a STEREO, con il confronto tra due video alla ricerca di analogie, contrasti, analisi.
Non resta che cominciare, oggi con due video per un totale di 1778 secondi.
Press Play.
Dove siamo? Siamo in America, ma questa volta in quella Centrale (anche se formalmente è un territorio non incorporato degli US) e in quella del Sud.
Parliamo di musica e di tre musicisti che sono etichettati come (t)rapper su wikipedia, ma se anche fosse vero, hanno ben ibridato il genere.
Abbiamo un peso massimo portoricano della musica mondiale degli ultimi anni e una coppia di argentini che sta facendo un gran boom boom. Chi inizia?
Se esce testa tocca a Benito Antonio Martínez Ocasio, se esce croce a Catriel e Ulises Guerriero.
Testa.
Bad Bunny.
Da dove partire per presentare costui? Diciamo che il suo genere, la musica latina, fa di lui un artista che è difficile incontrare a meno di non frequentare quell’ambiente specifico. Avete presente la scuola di ballo paesana esibirsi alla sagra, tutti vestiti di lustrini e piume? Ma chi diavolo ascolta quella roba?
Ebbene, a quanto pare chiunque, visto che il nostro è stato l’artista più ascoltato su Spotify nel 2020 e nel 2021.
Altri dati che possiamo citare su questo ragazzone sono una partecipazione ad un Super Bowl half time e l’aver sfornato l’album più venduto in US del 2022, oltre al primo album completamente in lingua spagnola ad arrivare al numero 1 della classifica dei dischi più venduti.
Tutto questo in tempi record poi, visto che il primo contratto discografico è datato 2016. Non un musicista comune.
Ci tengo anche a fare una breve parentesi, visto che oggi si parla di ibridazione e visto che non ha senso quello che vedrete alla fine di questa breve parentesi.
Perché Bad Bunny non è solo uno che macina quasi 90 milioni di streaming mensili su Spotify, ma è anche un wrestler.
Stiamo parlando di qualcosa oltre alla diversificazione della carriera, come potrebbe fare un’azienda con gli investimenti: questa è la creazione di una figura mediatica planetaria, che riesca a giungere a quante più audience possibili, e la creazione di contenuti a supporto di questa presenza che non è da manuale, ma è da tipo che scrive manuali per scrivere manuali. Ogni canzone dei suoi album ha un video visualizer (ovvero la traccia musicale caricata su una piattaforma video con una semplice immagine statica o un piccolo video in loop a supporto) e passiamo da cavalli in green screen a video a 360 gradi di lui in spiaggia che chiacchiera e si spalma la crema solare, Abbiamo video che fanno l’occhiolino ad una critica alla società americana fino a accozaglie di stereotipi cringe da oltre 300 milioni di visualizzazioni. Nulla di tutto questo che vi ho appena elencato è qualcosa di nuovo, ma da l’impressione di essere stato visto-digerito-raffinato-pubblicato meglio.
Ma noi stavamo parlando di wrestling.
Questa breve parentesi ci porta al primo incontro in WWE di Bad Banny, che trovate a questo link. Armatevi di pazienza e arrivate alla sua entrata, a 3:53 per ammirare come ha scelto di inziare la sua carriera da lottatore. E non parlo solo di TIR e scintille, ma proprio ogni singola scelta, come la targa con il nome dell’album o il fatto che si fa il suo piccolo show nell’arena prima del match.
Fine della parentesi.
Bad Bunny si diceva. Quello che vi offro oggi, i primi 778 secondi, sono il cortometraggio che ha fatto uscire prima della pubblicazione del nuovo album, e questo è l’anello di congiunzione con i prossimi ospiti. Non solo si riempie i canali social di ogni formato video codificato all’interno delle strategie di marketing, ma trova pure il tempo per un delicato racconto sulle radici e la cultura.
Un cortometraggio dal sapore magico realistico, che parla educatamente dei cambiamenti in corso nella sua società, lo fa mostrando le crepe ma dando anche quella pacca sulla spalla rassicurante e positiva, una speranza in un cambiamento che non vuol dire automaticamente perdere la propria natura.
Parliamo di tecnica? Abbiamo una produzione quasi documentaristica e un’estetica da film indipendente. Utilizza la doppia lingua - inglese e spagnolo - affidando la comprensione alla nostra conoscenza linguistica e relegando i sottotitoli al solo pulsante del player, anzichè imprimerli a video come accade in uno qualunque dei nostri feed. Credits in spagnolo e cornice nera attorno alle immagini: vi piaccia o meno, qua siamo di fronte a qualcuno con una visione molto chiara di chi è e di cosa vuole.
Un Kendrick Lamar del reggaeton?
CA7RIEL & Paco Amoroso
Avete da poco letto parole come delicato o educatamente? Dimenticatevele, qua siamo in una cup of tea decisamente differente.
Duo argentino di musica trap latino / electrónica / hip house / pop latino / jazz fusión / rock de fusión / easy listening. Sono esagerati con semplicità, a cominciare da frangette e cappelli foffosi. Testi espliciti, andamento demenziale e, non vi piacerà sentirlo, musicalmente interessanti. Non le solite basi prodotte al computer da produttori nerd, come testimonia la recente esibizione al Tiny Desk di NPR.
Stanno emergendo ora nel panorama mondiale (perché in Argentina fanno già un gran cacao) e anche loro hanno ben presente cosa vuol dire comunicare col video. Da come presentare la data londinese del tour a come fare un video visualized: piccolo corto in loop e testo della canzone piazzato ben in mezzo allo schermo.
In questo guazzabuglio, abbiamo nuovamente un cortometraggio ad anticipare l’uscita dell’album. E va detto che lo fanno pure da prima di Bad Bunny.
Quattro giorni fa hanno svelato questa piccola perla, a prima vista molto differente dal precedente DeBÍ TiRAR MáS FOToS, ma forse non completamente.
La storia comincia con il video della loro esibizione da NPR, vista da cellulare in una tavola calda. E qui arriva il bianconiglio, che trascinerà i nostri due beniamini nei più reconditi anfratti dell’amicizia sotto steroidi. Che carini.
Questo cortometraggio è un continuo occhiolino al mondo del video, con l’inserimento dei loro video musicali all’interno (davvero, sono proprio i loro video dentro al corto, o il loro corto attorno ai loro video musicali, dipende), con infiniti schermi (e polli fritti), con uno schermo che dialoga e da fa oracolo e, alla fine, con la messa in scena di un video che già conoscete.
Ci sono persino continui riferimenti estetici al video in altri decenni, come la patinatura da fine anni 90’ americani o le classiche riprese da videocamera amatoriale dello zio coi baffi.
Ultime note sono l’utilizzo della loro lingua MA con sottotitoli stampati a video (il vantaggio qua è che possono essere l’ennesimo elemento coerente all’interno del progetto, con un bel colore rosa come i credits finali) e una bella markettata a Bershka, prima ironizzandoli dentro al cortometraggio, poi ringraziandoli nei titoli di coda per i soldi sganciati.
Ora sarei molto curioso del vostro parere.
Chi vince dei due?
E soprattutto, perché?
Se la timidezza è troppa, puoi sempre scrivermi in segreto
A domenica 16 marzo!